Come mettere confini sul lavoro

Come mettere confini sul lavoro

Imparare a dire NO sul lavoro: la storia di Mario

Mario (nome di fantasia) lavora in un ufficio frenetico, tra mail, riunioni e richieste continue. Ma c’è una situazione che lo mette particolarmente in difficoltà: la collega Francesca, insistente e sempre bisognosa di aiuto.

“Mario, puoi occuparti di questo report? Non ho tempo oggi.” È la terza volta in una settimana. Lui, già sommerso di lavoro, annuisce con un sorriso forzato: “Certo, ci penso io.” Dentro, però, sente un nodo allo stomaco.

Ogni volta che prova a dire di no, Francesca sbuffa, lo guarda male o si lamenta con altri colleghi. Per evitare conflitti, Mario cede, ma a fine giornata si sente svuotato, arrabbiato con sé stesso e con lei.

Oltre alla rabbia, cresce in lui un senso di frustrazione e profonda tristezza. Si sente invisibile, non rispettato, come se i suoi bisogni non contassero. Questo lo porta a giudicarsi:

Sono debole. Perché non riesco a farmi valere come gli altri?

Nel percorso con me, riflettiamo su questo pensiero: un comportamento non definisce il tuo valore. Mario inizia a guardarsi con più compassione: comprende che le sue caratteristiche accomodanti, che lo portano spesso a dire sì, non sono sempre un difetto.

In molti contesti è collaborativo, attento ai bisogni degli altri e capace di costruire relazioni armoniose. Tuttavia, deve imparare a bilanciare questa dote preziosa con confini più sani, per proteggere sé stesso sul lavoro.

Dire NO non significa essere egoisti, significa avere rispetto per sé stessi.

Perché è così difficile dire di NO?

Imparare a dire di NO sul lavoro non è facile. La difficoltà spesso nasce da un mix di fattori:

  • La paura delle reazioni altrui → Mario teme le reazioni di Francesca, come rabbia o frustrazione. Questo lo fa dubitare delle sue scelte.

  • Il senso di non essere rispettato → Mario si sente triste perché percepisce che i suoi confini non vengono considerati importanti, e questo lo porta a mettere in dubbio il proprio valore.

  • Esperienze passate → Le difficoltà attuali di Mario affondano le radici nel passato, quando i suoi bisogni venivano spesso ignorati. Questo lo rende meno incline a proteggersi.

Il percorso psicologico lo aiuta a comprendere che mettere confini è un atto di rispetto verso sé stessi. Non è egoismo, ma una forma di auto-cura.

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Imparare a dire di NO senza sensi di colpa

Durante le sedute, Mario sperimenta la visualizzazione, un esercizio che lo aiuta a prepararsi mentalmente a dire NO, gestire le emozioni e tollerare le reazioni altrui.

Mario chiude gli occhi e rievoca l’ultimo scontro con Francesca. Lei si avvicina con il solito tono insistente, chiedendogli di occuparsi di un compito urgente. Rivive ogni dettaglio: il nodo allo stomaco, la rabbia e la profonda tristezza per non sentirsi rispettato.

Questa volta, però, immagina una reazione diversa. Si vede rispondere con calma e assertività:

“Francesca, mi spiace, ma oggi non posso aiutarti. Ti chiedo di accettare e rispettare la mia decisione.”

Immagina anche la sua reazione: sbufferà, si arrabbierà, mostrerà frustrazione. Ma stavolta si sente pronto a tollerarla. Si ripete:

“Posso sopportare la sua rabbia. Questa è una sua emozione, non mia.”

Grazie a questo esercizio, Mario si sente più sicuro. Prepararsi in anticipo lo aiuta a rispettare i suoi confini senza lasciarsi sopraffare dalla paura delle conseguenze.

Fare pace con se stessi: accettazione e compassione

Per imparare a dire di no senza sensi di colpa, è fondamentale fare pace con se stessi. Mario inizia il suo percorso lavorando sull’accettazione incondizionata:

  • Non giudicarsi → Mario impara a non giudicarsi, dice a se stesso: “Anche se ho detto sì in passato, non significa che io sia debole. Questo è un comportamento che posso cambiare.”

  • Accettarsi in modo incondizionato → Mario si ricorda che il valore di una persona non si misura da un singolo comportamento o errore momentaneo.

  • Sviluppare compassione → Mario sviluppa compassione verso le proprie difficoltà. Comprende che ciò che per altri è semplice – dire di no – per lui è una sfida legata a esperienze più profonde.

  • Darsi tempo per migliorare → Mario accetta che fare progressi richiede tempo e pratica. Impara a vedere ogni piccolo passo come una vittoria e un segno di crescita personale.
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Come mettere confini sani: strategie pratiche

Oltre alla visualizzazione, Mario apprende alcune strategie pratiche per mettere confini in modo efficace:

  • Comunicazione assertiva → Mario impara ad esprimersi con frasi chiare, rispettose ma ferme, come:
    • Grazie per aver pensato a me, ma oggi non posso occuparmene.
    • Ti chiedo di rispettare la mia decisione, non posso farlo in questo momento.
    • Non è mia intenzione farti arrabbiare, ma devo concentrarmi sulle mie priorità.

  • Riconoscere il valore della collaborazione → Mario comprende che il suo atteggiamento accomodante non è sempre un difetto. In molti contesti, essere collaborativo è una dote preziosa. Tuttavia, deve trovare un equilibrio che lo protegga.

  • Accettare le reazioni altrui → Mario impara che non può controllare come Francesca reagirà, ma può scegliere di non lasciarsi sopraffare. Si ripete: “Posso tollerare la rabbia o la frustrazione altrui. I miei confini sono importanti.”

I tuoi confini non hanno bisogno del permesso altrui per esistere.

Conclusione: perché mettere confini è importante

La storia di Mario ci insegna che mettere confini sul lavoro non è egoismo, ma un atto di rispetto verso sé stessi. È un modo per dire: “I miei bisogni contano.”

Se ti ritrovi nella storia di Mario, ricorda che accettarsi in modo incondizionato è la chiave per il cambiamento. Il fatto che tu abbia agito in un modo che percepisci come debole non significa che tu, come persona, sia debole.

Essere accomodanti può essere una qualità preziosa, perché ti rende collaborativo e capace di costruire relazioni armoniose. Tuttavia, coltivare confini più sani non significa rinnegare chi sei, ma trovare un equilibrio.

E infine, non dimenticare questa semplice frase: “Ti chiedo di accettare e rispettare la mia decisione.”
Ripeterla con calma e fermezza aiuta a mantenere la propria posizione e, se necessario, a interrompere la conversazione.

Se la collega insistesse oltre il limite, Mario avrebbe il diritto di far notare a lei, o al capo, che il suo comportamento è inappropriato e gli impedisce di lavorare serenamente.

Michela Malfatti psicologa psicoterapeuta a Verona e online

Spero che il mio articolo “Come mettere confini sul lavoro” ti abbia offerto spunti di riflessione. Se ti sei riconosciuto nella storia di Mario e senti il bisogno di migliorare la gestione dei tuoi confini, possiamo lavorarci insieme.

Aiuto le persone a:
✔ Gestire ansia e stress legati al lavoro e alle relazioni.
✔ Ritrovare fiducia in sé stessi e migliorare l’autostima.
✔ Affrontare momenti di cambiamento come un nuovo lavoro o decisioni difficili.
✔ Liberarsi da dinamiche relazionali tossiche.

Ogni percorso è personalizzato, costruito sulle tue esigenze e obiettivi. Se vuoi iniziare un lavoro su di te, contattami per una prima consulenza.

Come mettere confini sul lavoro

Se queste situazioni ti risuonano, non ignorare il disagio: può essere il primo passo per costruire qualcosa di nuovo. Insieme possiamo trovare il modo giusto per te di affermarti con sicurezza, senza sensi di colpa.

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Sono qui per aiutarti

Dott.ssa Michela Malfatti – Psicologa Psicoterapeuta

Psicologa Psicoterapeuta a Verona e online per mettere confini sul lavoro

Dottoressa Michela Malfatti

PhD Psicologa Psicoterapeuta

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“Come mettere confini sul lavoro”

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